Lavoro a
cura di Eleonora D’Acunto, Gaja Esposito, Greta D’Anna, Silvia Bennici, Sara
Fiori della classe I^LD del Liceo Scientifico “A. Vallisneri” di Lucca,
novembre 2016
Charlot
commesso
Titolo
originale: The floorwalker
Paese di
produzione: USA, Mutual production Anno:
1916 Durata: 30 minuti
Regia e
sceneggiatura: C. Chaplin
Attori:
Charlie Chaplin, Eric Campbell, Edna Purviance, Lloyd Bacon, Albert Austin
Trama: Il direttore di un grande magazzino e il suo
aiutante hanno nascosto del denaro ma sembra che la frode sia stata scoperta
(senza individuare i colpevoli) e dei detective faranno visita al grande
magazzino.
Charlot si trova in quel grande magazzino dove prova diversi articoli senza comprarne nessuno. Il direttore ed il suo aiutante, che si sentono braccati, meditano su cosa fare dei soldi appena rubati. Charlot, incredibilmente simile all’aiutante del direttore, verrà preso di mira da uno dei detective sopraggiunti, che lo crede il vero ladro. Allora inizia l’inseguimento tra loro due, che si focalizza sulla scala mobile. Charlot si ritrova negli uffici dell’amministrazione, dove incontra il suo sosia, che ha appena fatto perdere i sensi al direttore per prendersi il bottino della loro truffa prima di essere scoperti.
Il sosia maliziosamente propone all’ignaro Charlot uno
scambio di ruoli, per riuscire meglio nel suo piano di fuga. Charlot, a cui non
par vero di vestire i panni del caporeparto, si cala perfettamente nella parte
e dà ordini al commesso che prima lo voleva cacciare. Il detective trova il
vero caporeparto e, credendolo Charlot lo ferma. A quel punto la borsa con il
vero bottino viene data a Charlot.
Il direttore, credendolo il suo socio d’affari, inizia a
malmenarlo, ma discretamente: infatti non vuole attirare l’attenzione di una
bella detective che si è aggiunta nelle indagini e che già sospetta di lui.
L’intervento definitivo dei detective ristabilirà la verità e l’equilibrio del
negozio.
The floorwalker (Charlot
caporeparto o Charlot commesso) è
il primo film Mutual di Chaplin. Ecco come Terry Ramsaye descrive la genesi del
film:
Prima di tutto le
comiche di Chaplin non vengono realizzate. Esse accadono. L’attore ha solo tre
settimane per decidere la trama che gli permetterà di tirar calci a qualcuno
per la delizia di milioni di persone in attesa, monetina da dieci cent alla
mano, di fronte al botteghino dei teatri… Per due settimane e sei giorni
Chaplin si è aggirato per New York, fra l’ora della colazione al Plaza e della
cena in qualche ristorante della città. E un giorno in cui si sentiva
disperatamente a corto di idee vide sulla Sesta Avenue all’altezza della Trentaduesima
un pedone che incampava e scivolava giù dalla scala mobile della sopraelevata.
Tutti si misero a ridere, ma non Chaplin. Chaplin aveva gli occhi illuminati. E
con la stessa luce negli occhi partì subito per il suo studio a Los Angeles.
Così è nato Charlot Caporeparto. A Chaplin non importava nulla del commesso
come tipo umano; quel che voleva erano le potenzialità comiche della scala
mobile come sorgente di guai, ruzzoloni e risate. Charlot caporeparto è stato
costruito intorno alla scala mobile, non intorno alla figura del commesso. Ed è
una storia tipica, nel senso diagnostico, della costruzione delle comiche di
Chaplin, che vengono tutte ideate intorno a qualche cosa…
Intorno
a quel particolare qualcosa Chaplin crea un intero grande magazzino: al piano
terreno articoli per la toeletta, valigie e necessaire per il viaggio, scarpe e
calze per signora, il tutto sorvegliato dal sospettoso Albert Austin; al primo
piano si trovano gli uffici dove il direttore, un Eric Campbell dai baffoni più
imponenti che mai, progetta appropriazioni indebite su vasta scala con la
complicità del capo reparto Lloyd Bacon; quanto ai clienti sono tutti ladri o
ladre dal primo all’ultimo, favoriti in questa loro attività dal fatto che il
malevolo sguardo di Austin si appunta costantemente sull’innocente Charlot.
Inseguito da Austin, Charlot scappa al piano superiore e incontra il
caporeparto, che gli somiglia come una goccia d’acqua.
Questi,
avendo appena ingannato il direttore suo complice, gli offre di scambiarsi di
posto con lui, e Charlot che nulla sospetta, è ben lieto di accettare; ma
quando arriva il direttore, il suo inseguimento di Charlot culmina in un caos
generalizzato e irresistibile. E’ un ritorno alla farsa elementare, con ben
poca dell’ironia e sentimentalismo che si erano via via profilati nel periodo
dell’Essanay (Edna ha solo una piccola parte, quella della segretaria del
direttore): Ma le gag sono scandite con innegabile virtuosismo: le corse su e
giù per la scala mobile sono un miracolo di ritmo e di coreografia. Anche lo
scontro di Charlot con il minaccioso e gigantesco direttore è ricco di momenti
per lo meno inconsueti. Charlot si scosta improvvisamente per distrarre
l’avversario con due o tre passi di danza classica; poi il direttore afferra
Charlot per il collo e lo trascina per tutta la stanza. Il meccanismo elaborato
che produce questo effetto – Chaplin era sospeso ad un filo invisibile, in modo
che Campbell non facesse alcuno sforzo visibile per sollevarlo – non si avverte
minimamente, tanto perfetta è l’esecuzione.
E non
manca una variazione virtuosistica su un vecchio numero da music hall, già
ampiamente sperimentato da Max Linder: entrando nell’ufficio del caporeparto,
Chaplin vede di fronte a sé una figura talmente somigliante alla sua che non puç
che pensare di essere davanti a uno specchio, e ciascuno continua a riprodurre
così esattamente le azioni dell’altro che l’illusione ottica continua finché
Charlot si rende conto che al posto del suo bastoncino l’altro ha un sacchetto
(con i denari rubati). Una scena precedente nel reparto profumeria fornisce
invece l’occasione per un saggio di comicità basata sul carattere anziché sulla
situazione esterna: Charlot riempie un bicchiere con l’acqua di una fontanella
e si avvicina al banco, dove usa tutti gli articoli esposti e i campioni in
offerta per radersi e profumarsi, sotto gli occhi infuriati di Austin; quando
ha finito di servirsi di quelle costose creme e lozioni, le ributta sul banco
con il disdegno di un cliente insoddisfatto.
A variazioni ulteriori su temi favoriti ritorniamo invece in
altre sequenze, come quando, servendo nel reparto calzature una cliente,
Charlot aziona un ventilatore per liberarsi dai vapori e dal fumo che promanano
dai piedi surriscaldati della signora. E le ricorrenti sfumature omosessuali
sono palesi nella scena in cui Charlot e il commesso capiscono di non essere
davanti a uno specchio: il commesso allunga una mano per colpire la guancia di
Charlot, e questi, fraintendendolo, risponde alla supposta carezza con un
bacio. Un altro bacio, più tardi, sarà stampato da Charlot sulla fronte
grinzosa di James Kelly, che interpreta il più vecchio fattorino d’ascensore
mai apparso sullo schermo. (Tratto da Chaplin,
La vita e l’arte a cura di David Robinson).
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