Easy Street
Lavoro a cura di Selena Antonelli, Lisa Barsanti, Michelangelo Pazienza, Rita Vezzoni della classe II^LD del Liceo Scientifico "A. Vallisneri" di Lucca. Dicembre 2016
La strada della paura
Titolo originale: Easy Street
USA 1917; Produzione: Mutual; durata: 23'
Attori: Charlie Chaplin, Edna Purviance, Eric
Campbell
Regia: Charlie Chaplin
Riassunto della trama
La
comica si apre con Charlot (Charles Chaplin) che dorme sotto le scalinate di
una chiesa e viene svegliato dalla voce di una cantante (Edna Purviance) che si trova
all'interno.
Charlot
entra e finita la Messa tenta invano di conoscere la cantante da cui è irresistibilmente attratto, ma è troppo povero, tenta addirittura di rubare le offerte e non può certo aspirare ad una fanciulla del genere; a malincuore è costretto ad andarsene.
La
scena si sposta sulla cosiddetta strada della paura (Easy Street) dove c'è il
caos: i poliziotti vengono picchiati e rispondono a loro volta. I poliziotti
che tornano alla caserma sono mal ridotti e vengono medicati, qui entra in
scena Charlot che passando per quella zona legge di un avviso di reclutamento
come poliziotto. Charlot, pur intimorito da un poliziotto che si trova sulla
porta e che sembrerebbe impedirgli l’accesso, trova il coraggio ed entra deciso
nel commissariato. Il comandante dei poliziotti lo esamina, lo recluta e lo
incarica di andare a pattugliare in quella che chiamano “La strada della
paura”.
Inizialmente
Charlot viene preso in giro nel suo nuovo ruolo di poliziotto in cui non si
sente esattamente a suo agio.
Un
omaccione (Eric Campbell), una sorta di boss del quartiere da tutti rispettato
e temuto, incontra Charlot e cerca di intimorirlo, ma Charlot riesce a metterlo
K.O. grazie al suo ingegno, intrappolandolo e asfissiandolo in un lampione a
gas. Subito
dopo Charlot chiama rinforzi dalla caserma. Fiero
della propria impresa diventa lui stesso temuto nella Strada della paura. I
rinforzi non tardano ad arrivare, e mentre l'omaccione è svenuto, lo
portano in caserma, ma questi si riprende e liberatosi dalle manette e dai
poliziotti riesce a tornare nella strada della paura.
Nel
frattempo Charlot si accorge che una donna sta rubando del pane (è la moglie
dell’omaccione catturato), ma rendendosi conto della sua povertà ha pietà di
lei; non solo, quindi, le lascia prendere il pane ma la aiuta a rubare anche
altro cibo da portare a casa. L’omaccione, di nuovo libero, si reca subito a casa
propria e non tarda ad arrivare un violento confronto con sua moglie. Charlot, che
incontra la ragazza conosciuta in chiesa, si reca con lei nella povera dimora
di una squinternata famiglia carica di bambini, dentro cui la ragazza opera
caritatevolmente. Casualmente richiamato dalla lite nella casa dell’omaccione,
Charlot fa irruzione nella sua casa dove ha inizio un dinamico e violento
scontro, seguito da pirotecnici inseguimenti.
La
scena si sposta in un sottoscala in cui hanno rinchiuso, dopo averla catturata,
la ragazza di cui è innamorato Charlot; qui dentro troviamo due immigrati
russi, uno dei quali si sta drogando.
L'uomo
drogato inizia a rincorrere la ragazza tentando di stuprarla ma fortunatamente
arriva Charlot (in realtà gettato nel sottoscala da una banda del quartiere che
lo aveva sopraffatto) che, cadendo casualmente sulla siringa di droga, trova
energie inaspettate e riesce a salvarla. Alla
fine tutti fanno pace e la tranquillità torna nella strada della paura.
Rassegna stampa
Nonostante
l’aspetto ridicolo ed inoffensivo dei poliziotti, sono sempre portatori d’un
ordine che è prevaricazione, giustificati dalla convenzione dell’ordine
sociale. E se i poliziotti non riescono a neutralizzare la brutalità di Eric Campbell (l’omaccione)
vi riesce Charlot, il quale da elemento di disordine diventa elemento d’ordine...
Sempre
riguardo al ruolo dei poliziotti nel film, Chaplin poco prima dell’uscita fece
queste dichiarazioni:
“Se
c’è una categoria che l’intera umanità guarda in genere con una certa
antipatia, è quella dei poliziotti. Non è colpa di questi ultimi, se esiste
questa sorta di pregiudizio contro la loro uniforme; si tratta della naturale
antipatia: in ogni caso tutti sono contenti quando un poliziotto viene
sistemato per le feste. Per questo, fin dall’inizio, metto in chiaro che non
sono un vero poliziotto, ma che mi hanno messo lì con lo speciale incarico di
sistemare un omaccione prepotente. Ovviamente ho il mio bel da fare, e la
simpatia del pubblico è con me, ma non manca la suspense necessaria a un
soggetto cinematografico. Tutti pensano automaticamente che il poliziotto avrà
la peggio e stanno a vedere con interesse come me la caverò nel mio scontro
impari con l’enorme Campbell. Un ulteriore elemento di comicità nasce dal
contrasto fra il mio modo di camminare e i miei atteggiamenti ridicoli, e il concetto
di dignità e di seriosità che in genere circonda le forze dell’ordine.”
(Chaplin di David Robinson)
Commento finale
Le origini di Chaplin si perdono nei quartieri più
malfamati di Londra da cui parte la sua avventura terrena. Easy Street è
proprio la strada del quartiere nel quale sarebbe nato il grande attore
(leggende si rincorrono sui suoi natali). Questo suo piccolo film segna
l’ideale ritorno proprio a quel luogo natale, per quanto sia chiaro che La strada della paura (superficiale
traduzione italiana dell’originale Easy Street)
del titolo si trovi a Los Angeles. La strada carica di violenza e povertà è
certamente nei ricordi d’infanzia di Chaplin, che riapre quel malfamato
palcoscenico per ritornarvi da eroe e riportare l’ordine e la prosperità.
E’ il
sogno ingenuo di un bambino mai cresciuto che vorrebbe che il mondo (ed in
particolare il mondo da cui proviene) abbandonasse il Male per colorarsi dei
segni della speranza e dell’amore. E’ il sogno ricorrente nel cinema di Chaplin
(basti ricordare il sogno ne Il monello),
qui particolarmente carico di un significato biografico. Che la giovane
cantante della chiesa sia il motore del bisogno di Charlot di ritrovare una
dignità superiore attraverso il lavoro, sembra soltanto un artificio narrativo
per permettere al povero vagabondo di vestire i panni di coloro che sempre
hanno perseguitato il povero Charlot, i poliziotti, offrendo al personaggio di
Chaplin la possibilità di riportare l’’ordine e la pace nel suo piccolo mondo
(e di trovare una dignità personale che lo renda degno dell’amore della devota
e religiosa fanciulla, che la prima volta che aveva incontrato lo aveva colto a
rubare dalla cassetta delle elemosina in chiesa). Chaplin, attraverso Charlot,
torna nella sua Easy Street con la divisa di chi merita rispetto e timore,
timore e rispetto che il giovane baffuto ottiene però soltanto con il compiersi
di una straordinaria impresa (la cattura dell’omaccione, boss del quartiere).
Il sogno della rispettabilità riconosciuta dagli altri (forse anche da quei
genitori che Chaplin ha perso troppo presto), il sogno del riscatto sociale
sono i temi di questo film che non manca di elementi cruenti (il povero
emigrato russo che si droga, la scena, pur comica, di violenza domestica)
e che
anticipa parecchie gag dei suoi film più famosi (Charlot drogato per caso e che
grazie alla droga trova risorse inaspettate tornerà in Tempi moderni; Edna Purviance che si aggira come una dama di carità
nei bassifondi la ritroveremo ne Il
monello; la stessa presenza di immigrati russi, compreso il grasso barbone,
che ritroviamo citata ne L’immigrante).
Il finale, alla luce di quanto detto, non risulta appiccicato come potrebbe
parere ad una prima visione. Charlot veglia su un mondo finalmente ordinato e
pacifico, su cui domina l’effigie di una chiesa con la sua missione di speranza.
(Pier Dario Marzi)
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