martedì 6 ottobre 2015

Corrispondenze e ricorsi storici

Oggi come ieri a ruoli invertiti

1816, naufragio di una nave francese diretta verso il Senegal

La zattera della Medusa


 
Lettura del quadro
Nel luglio del 1816 la fregata francese "Medusa" naufraga al largo delle coste del Senegal. Centoquarantasette disperati cercano la salvezza su una zattera che viene abbandonata in mare con pochissimi viveri. Per dodici giorni i superstiti si dilaniano, si uccidono, si cibano gli uni degli altri. All'alba del 17 luglio, ne vengono tratti in salvo appena quindici, sopravvissuti a quella terribile carneficina originata dalla disorganizzazione, dall'insipienza dei comandanti e alimentata dalla folle disperazione dei naufraghi.
Théodore Géricault decide di usare quel crudo episodio di cronaca per un quadro che cambierà l'idea di pittura. Anch'egli naufrago dell'esistenza, con alle spalle una disperata e sfortunatissima storia d'amore, per nove mesi si chiude nel suo studio e lavora all'enorme tela di cinque metri per sette.
Gèricault decide di mettere in risalto un momento particolare di tutta la vicenda, ovvero la zattera della Medusa, proprio nel momento in cui c’è un primo avvistamento da parte della nave mandata in soccorso dei pochi sopravvissuti e le reazioni dei naufraghi. Tutto il quadro è dominato da un grande numero di corpi che si allacciano tra loro, disperati, alla ricerca della salvezza, quasi in una sorta di battaglia e di tensione che sale, fino a giungere al punto più in alto dove c’è un uomo che cerca di segnalare la propria posizione all’Argus.  All’altro capo della nave c’è già qualche cadavere, corpi che ormai sono allo sfacelo e chi lotta per mantenersi sull’ultima speranza rappresentata dalla zattera stessa. La struttura formata da tutti questi corpi è una vera e propria piramide umana con alla punta l’uomo citato in precedenza e all’interno di questa si vedono tutte le reazioni durante la catastrofe. Analizzando da un punto di vista prettamente tecnico la zattera della Medusa tutta la scena è coperta da un’ombra provocata da una nuvola che è possibile scorgere nella parte in alto a destra del quadro; ci sono poi due diagonali che partono dalla base della zattera e che vanno in due punti differenti, ovvero l’albero maestro della zattera e la camicia agitata come segnale dal naufrago. In tutto il quadro poi dominano anche due spinte contrapposte, dove da una parte ci sono alcuni uomini che cercano in ogni modo di salvarsi segnalando alla nave dove si trovano, alla ricerca di una possibile salvezza mentre dall’altra parte parallelamente ci sono coloro che già hanno abbandonato questo dispendio di energie e si abbandonano (come si nota con il ragazzo in basso a sinistra che è sdraiato e stremato). A rendere ancora più amaro questo quadro e la salvezza troppo lontana è la vela della nave che si gonfia nella direzione opposta a quella dove i naufraghi stanno segnalando: questo è un chiaro esempio che la sorte è avversa e non c’è alcun modo per salvarsi.  (Lettura dell’opera tratta da Arteworld, a cura di Dario Mastromattei)
 
2015, una delle tante barche che dall'Africa si dirigono verso l'Europa, con un carico di uomini disperati.

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