Le condizioni di lavoro dei minatori inglesi, durante la Prima Rivoluzione Industriale, descritte in questi capitoli estratti da Un luogo chiamato libertà di Ken Follett
Siamo nella Scozia della seconda metà del 1700 in piena
rivoluzione industriale, Lizzie, una giovane proprietaria terriera cresce in un
ambiente in cui le insegnano che esistono padroni o signori che hanno ogni
diritto e privilegio ed esistono classi sociali svantaggiate la cui condizione,
per volere di Dio è subalterna. Tra questi poveri lei conosce Malachi MacAsh,
figlio di minatori e a sua volta destinato al lavoro in miniera fin dalla prima
infanzia, un ragazzo con cui cresce nell’età dei giochi fino a quando le
differenze sociali non si fanno sentire e il destino dei due ragazzi sembra
divergere. Lizzie ha però un carattere battagliero e curioso e vuole conoscere
le condizioni di vita dei minatori che, per bocca di Mack, sono definite
infernali. Un giorno, accompagnata dal figlio minore del padrone della locale miniera di carbone,
il giovane Jay, Lizzie, camuffandosi da uomo si fa condurre a visitare le
miniere del padre di Jay, sir George, fino nel cuore della terra. La sua è una
visita che avviene di notte e così dobbiamo immaginare la scena svolgersi in
una atmosfera buia e tetra. Gli uomini dentro la miniera lavorano alacremente
come al solito.
E’, questo capitolo del romanzo, un quadro vivido ed
emozionante delle condizioni di vita dei minatori dell’epoca, un atto di accusa
che testimonia quella che era la faccia oscura e sofferente del miracolo della Prima
Rivoluzione Industriale.
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